MOSTRA
UNA HOTELS T Hotel Cagliari
16 aprile – 16 giugno 2025
Mario Sulis
MATER MATERIA
L’oggetto,
liberato dai dadaisti dalla sua funzione intrinseca, ripensato dai surrealisti
in funzione indagatrice dell’inconscio, magica e onirica, riletto nel secondo
novecento dalla Pop Art, dal New Dada americano, dal Nouveau Réalisme europeo, continua a
essere per l’arte una fonte di ispirazione inesauribile.
Se
nei ready-made Duchamp puntava a una
indifferenza visiva, nell’objet trouvé
surrealista di Meret Oppenheim si riscontra una carica emotiva collegata a
meccanismi inconsci. Con il Nouveau
Réalisme la scelta di esporre oggetti d’uso comune si moltiplica in
declinazioni e significati sempre più vari e complessi, la loro conservazione
ed esposizione ha l’obiettivo di contrastare i meccanismi di consumo imposti
dalla moderna società capitalistica.
Il
dialogo artista - materia diviene sempre più intimo, quasi a intrecciare
relazioni esistenziali con essa, come nel caso di Alberto Burri, capace di
assemblare e suturare tra loro sacchi, realizzare combustioni di fogli di
plastica, legni e metalli, in un controllo costante e lirico della materia e
dei suoi processi di consunzione.
Medico
come Alberto Burri, suo principale riferimento artistico, Mario Sulis inizia i
suoi assemblaggi negli anni Ottanta, mettendo in atto una riqualificazione
estetica di oggetti quotidiani di risulta, attraverso un paziente lavoro sugli
scarti di vetri, marmeria, plastiche e ferri, o di utilizzo di oggetti insoliti
come piattelli da tiro a segno oppure obsoleti come i CD Rom, provenienti da
rifiuti urbani e industriali.
L’oggetto
abbandonato fa scattare in lui la pulsione di poterlo tramutare in qualcosa al
quale restituire dignità attraverso l’arte, un gesto etico che acquista maggior
valore per il contesto nel quale si inserisce, quello di una società in cui la
vita degli oggetti diviene sempre più breve e la loro riparazione sempre più
costosa.
Le
opere di Mario Sulis sono frutto di un’attenta progettazione e di una cura del
dettaglio che derivano dall’abitudine dell’artista al monitoraggio di ogni
aspetto del processo creativo, dalla reazione della materia al suo gesto, a un
taglio a una giustapposizione, dalle associazioni con nuovi materiali alla
composizione chimica del colore, per approdare all’opera finita attraverso una
lunga, materna gestazione. È nell’esito finale che vediamo combaciare il medico
e l’artista, la rinascita o la guarigione della materia.
Caterina Ghisu